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Pagina:Hoffmann - Racconti III, Milano, 1835.djvu/110

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se la tolse in braccio e la portò nella sua camera. Ma fu soprappreso da un .

profondo orrore subito che vi mise den- .

tro il piede. Le mura e il pavimento erano intrisi di larghi sprazzi di sangue, e l’ ultimo suo bambino disteso in culla col petto sbranato.

— Giorgio, Giorgio dov’ è? si fece a gridare Andrès • disperato 'dallo spavento; ma in questo il fanciulletto corse dal-, 1’ alto della scala chiamando suo padre.

V’ erano in tutti i canti della casa mo- .

bili sottosopra, < e stoviglie spezzate. E un loro tavolaccio' che d'ordinario era appostato contro il muro, era stato tratto in mezzo della camera; e sopravi in.

iscompiglio un palo di ferro, alcune bottiglie ed una chiave sporca di sangue.

Andrès trasse fuori dalla ciilla il povero bambino. Giorgina che lo comprese, recò un drappo in cui l’ awolsero, e poi andarono a sotterrarlo nel giaidino.

Andrès fece una picciola croce di querciuolo e la piantò sulla buca. Nè una parola, nè una voce uscì dalle labbra dei due infelici. .

• Compirono l'ufficio loro in un mesto silenzio; e si assettarono dinanzi la casa /