Pagina:Hoffmann - Racconti III, Milano, 1835.djvu/20

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30 —demonio che va< vagando; per ' Je m botte* ghe dei pasticcieri, con indosso un abitò-, color caffè ed una bórsa incipriata, se- .

guìto da un cane d’ inferno che: egli ciba di maccheroni.: Io lo-so pur troppo, di-; vina e deliziosa-creatura «hetsei! Il diamante è un raggio di fuoco dell’ anima tua; et se tu non. 1’avessi tinto del isan- guè.del*tuo11cuore non brillerebbe .cosà di mille colori. Enso 'altresì che .la-ma»

ni glia che iti attornia il bràccio è l’ anello d’ una catena magnetica che. ti;, lega al fattucchiero i che segui; ma io ’ ti - trarrò dalle suetmani." > \ J..i j:J• ■ t

In questo, una'mano ossea afferrò ila

tazza di cristallo che scoppiò in mille pezzi, e la figura, meravigliosa- disparve / nelle tenebre traiendo Un lungo1 sospiro; t;!.•?

• -t— Già veggo-Hai:-vostro smascellarvi che voi trovate in me;il solito sognatore.

Ma ben vi posso accertate che tutto' questo sogno, -quando siate ostinati a non volergli dare altro'nome, aveva, tutta la sembianza di una visione. Ma siccome questo non monta, continuiamo.

— Era la prima alba, eh’ io corsi nel gran viale del passeggio, -e in’ appostai dirimpetto alla •casa disabitata. Oltre le