Pagina:Hoffmann - Racconti IV, Milano, 1835.djvu/132

Da Wikisource.

al Faliero in migliaja di barche e di gondole, e lo sventurato straniero rimaneva abbandonato senza soccorso. Mentre il suo capo affievolito ricadeva sul pavimento e le sue palpebre chiudevsnsi, una voce stri' dula gli gridò più volte: — Antonio! Mio caro Antoniol L’ estranio levò penosamente la metà del suo corpo, e sollevando la testa verso le colonne della Dogana donde sembrava partir la voce, rispose con isforzo: — Chi dunque mi chiama? Qual anima pietosa viene a gettare il mio cadavere nella laguna, giacche io me ne vo morendo.

Una vecchierella s’ avvicinò lentamente al giovine ferito e lo riguardò per qualche istante: — Povero figlio, ella disse, tu vuoi morire, mentre a te spunta un giorno di fortuna I /Vedi là là abbasso quelle lunghe slriscie di fuoco, ebbene esse t’ annunciano monti e monti di zecchini; ma bisogna mangiare, mio caro Antonio, mangiare e ■ bere;' la fame, solo la fame li ha ridotto in questo stato, il braecio è già guarito.

— Lasciami morire .in pàce, sciamò lo straniero che avea riconosciuta una mendicante colla quale avea partito il suo ultimo quattrino; lasciami morire, sì, più della ferita è la fame che mi ha fatto per— ì33 —