Pagina:Hoffmann - Racconti IV, Milano, 1835.djvu/151

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1— 1 > I — cosa clie non so nominare, che non so definire, si è impadronito del mio essere dacché ho îasciato quell'ospitale. Quandoj nel mezzo di mia carriera, ritornava dopo le fatiche della giornata, a gustar un po’ di riposo sul più rozzo e duro già* ciglio, placidamente io m’ addormentava) l • i » « e sogni soavi Venivano a rinfrescar le niic palpebre, con dolci immagini di beatitudine che mi accordavano fino allo svej ' , , r . i t. . t. • .. t oliarsi. Ora mi sdraio su serici guanciali.

c ..:i fy■ | . p e nessuna fatica consuma le mie forze; ma io sento che la mia esistenza mi pesa, e più non trovo quél beato sonno che tutti alleviava altre volte i miei mali. Invano cerco sapere perchè la vita in pria; sì bella mi sembrasse, ed ora mi serrtbri s*i triste c nojosa. Mi dispero nel pensare che io, io stesso ignoro la felicità alla quale la mia anima aspira con tanta veemenza.

— Tonino, Tonino mio, di'sse la vecchia • che sembrava piangere alle di lui pene, ti disperi perchè conoscesti momenti beati dei quali la rimembranza si è in te cancellata V Poveretto! Vieni menami al mare.

à ¥ * Antonio prese la mendicante quasi involontariamente , e la condusse traverso hi piazza. Mentre camminavano, la vecchia dissegli a bassa vo.e: — Vedi tu