Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/136

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Et ecco che ad nui, una donna grandaeva se praesentoe, di aspecto coelibe, la quale fora di una craticea casuncula cum fumido tecto et parieti fumigati per la pusilla porta egressa (La quale sopra sé havea notato PYLURANIA) veniva cum pudico matronato, in solitario loco collocata la sua aedicula, et in una opaca rupe et cariosa di nudo et friabile saxo, lacera, squallida, macilenta, povera, cum gli ochii ad terra defixi, Theude il suo nome. Et seco havea sei contubernale et individue vernule ministrante, assai deiectamente vestite et obese. Delle quale una nominavasi Parthenia. La seconda Edosia, et una Hypocolinia. La quarta Pinotidia. Et ad presso egli era Tapinosa, la ultima Ptochina. La quale veneranda matrona cum il dextro brachio nudo, l’alto Olympo monstrava. Habitava all’ingresso di una strata scrupea, di progresso difficile, di spini et sente impedita. Il loco apparendo scabroso et dispiacevole, cum il coelo pluvio et turbato, et cum nubila caligine infuscata, et arctissimo calle. Diqué Logistica animadvertendo, che io al primo intuito tale cosa abhorriva, quasi moesta dixemi. Poliphile, questo calle si non all’ultimo si cognosce. Et cusì questa veneranda et sancta donna Thelemia argutula praesto mi dixe. O Poliphile, per te hora non è l’amore di tale laboriosa foemina. Io ad Thelemia accortamente anuendo, d’indi fora venissimo. Et rachiusa la porta, pulsarono alla sinistra.