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Per la quale cosa, principiai poscia ragionevolmente suspicare et credere pervenuto nella vastissima Hercynia silva. Et quivi altro non essere che latibuli de nocente fere, et cavernicole de noxii animali et de seviente belve. Et perciò cum maximo terriculo dubitava, di essere sencia alcuna defensa, et sencia avederme dilaniato da setoso et dentato Apro, quale Charidemo, overo da furente, et famato Uro, overo da sibillante serpe et da fremendi lupi incursanti miseramente dimembrabondo lurcare vedesse le carne mie. Diciò dubitando ispagurito, ivi proposi (damnata qualunque pigredine) più non dimorare, et de trovare exito et evadere gli occorrenti pericoli, et de solicitare gli già sospesi et disordinati passi, spesse fiate negli radiconi da terra scoperti cespitando, de qui, et de lì pervagabondo errante, hora ad lato dextro et mo al sinistro, tal hora retrogrado et tal fiata antigrado, inscio et ove non sapendo meare, pervenuto in Salto et dumeto et senticoso loco tutto granfiato dalle frasche, et da spinosi prunuli, et dal intractabile fructo la facia offensa. Et per gli mucronati cardeti, et altri spini lacerata la toga et ritinuta impediva pigritando la tentata fuga. Oltra questo non vedendo delle amaestrevole pedate indicio alcuno, né tritulo di semita, non mediocremente diffiso et dubioso, più solicitamente accelerava. Sì che per gli celeri passi, sì per el meridionale aesto quale per el moto corporale facto calido, tutto de sudore humefacto el