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dille exacte columne le base, gli capituli. Il trabe, zophoro, coronice, et fastigio limine et ante, et omni altro operamento dilla recensita materia vedevase, renuente il duro et tenace chalybe et aspernabile la toreumata antiquariamente variata, gratioso elegante et spectatissimo expresso, et structura oltra modo magnifica. La quale io penso da gli terriculi non factibile, cum summo impendio et longanimitate, grave et diutina faticha, et cum non mediocre ingegnio, cura et industria, et diligentia, che ad tale ostento fusse absoluta et adfabrefacta era nella clusura di tutto l’arco di ophitea petra, et le collaterale columne ambe porphyrice. Poscia l’altre variando, et ophitea una, et l’altra porphyrica. Le mediane superastante alle porphyrite, ambe ophite, et le supernate quadrangule mediane di porphyrite, et poscia contrariando l’una all’altra, et cusì per il contrario mutamine erano capituli base et arule.
Dinanti la quale uno per lato, era uno pretiosissimo vaso, uno di saphyro, l’altro di smaragdo, di maximo et obstinato artificio faberrimamente daedale facti. Pensai degli vasi all’ingresso dil templo di Iove in Athene collocati. A questa descripta porta mirabile dil triumphale et volucre vehiculo il signore Arquite discese. Lo amphitheatro era di incredibile invisitata et inaudita structura. Imperoché il pedamento elegante, et gli emusicati concincti, y ii