Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/445

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dilectione et amore, oltra omni cogitato, a questo mysterio necessaria sospitatrice, perché hora più del usato, questo mio caeco foco, renuente di più stare suppresso, et contecto. Io gli ho tribuito licentemente questo exito et respiracolo, manifestando, quanto sia la improbitate et insolentia dello intenso amore, non conveniente, più di hora in hora, ma assai et sufficiente passionato transfodere, il core mio et transfigere, et revelare solicitamente il secreto martyrio, che io te amando supporto, et più non occultare tante mie diutine et indesinente poene. Le quale volentiera per tuo venerato amore amaricatome, reputo cum integritate d’animo laudabile actione tolerare, maximamente fermo tenendo, che tu sii di natura humanissima et mollicabile, nobile et magnanima, et di costumi comprobata, nell’aspecto mitissima, et di ingegno perspicua, et di urbanitate elegante. Munifica et liberale, praeclara di omni virtute. Tutti questi particulari et amplissimi doni ad te communicati dagli alti coeli, cum quella innata facundia, et conspicuo, et luculento parlare, et divi aspecti, et attractivi sembianti, cum la forma ultra la humanitate praestante, cum decoro polimine speciosa et spectabile, me traheno a translatare l’anima et il core, et la vita nel tuo albicante sino. Me traheno venerabondo insatiabilmente ad mirare, et poscia insensato me lassano. Daposcia più subtilmente quelle considerando, satisfacio al mio sperare, di consequire il mio optato disio. Altramente tante eximie, et sublime conditione sarebono allucinate, offendando di ingratitudine la benignitate del artifice gratioso, venustissima Polia dunque piaquate hora a questi mei primi parlari, et anxioso scrivere offerirte, cum fronte serena, et porgere non dubiosa fede, che io ti porto il magiore et il più singularissimo amore, che mai al mondo amatore a donna portasse. Et però excita la tua benigna auditione, a queste iuste et honeste petitione, che io solamente domando il tuo piacevole et pretioso amore. Il quale oltra lo ornamento, sarae solacio et conservamento del mio fugitivo vivere, et ad gli mei acerbi angori moderamine, et proficuo lenitivo. Et dummentre viveroe, altra mai poterò amare sencia fallo che te, cum venerabile famulitio, et subiecto, succumbere, quale al mio solo Divo signore. La cui inopinabile praestantia di bellece, me hano traportato a questo periculoso passo. Che io non so imaginare per quale modo io tutto in te sia vivo, et in me tutto morto. Ignaro della animadversione della mia misella vita. Per la salute della quale, d’altronde non so trovare adiuvamento, si non et dì et nocte, et da qualunque hora di te dolcemente pensare, et pensando fingere uno aptissimo remedio il quale in praesente più necessita che mai. Altramente invalido et infirmo di resistere all’ampliatione di tanta E