Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/57

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overo faldosi sopra la nuda effigie adhaerentisi replicando gli coperti membri. Pausantise alcune sopra il sinistro pede, et tale sopra l’altro, tenendo perpendiculare la grave testa, sopra el centro dil calcaneo, et l’altro poscia libero et de omni grave soluto pretenso tenendo. Distributo il pede in sexta parte dill’altecia, overo cubiti quatro. Alcune ancora integre sopra la sua Arula stante, et tale negli Solii cum modesta promptitudine assidevano. Vidi innumeri Trophaei, manubie spolie, et infiniti ornamenti. Et capi di bovi et equini cum debito intervallo dispositi. Et dagli corni reste di fronde cum pomi scapi, et teche, et altri fructi nella corpulentia pandante, cum pueruli equitanti ludibondi. Per le quale tutte cose rectamente se iudicava, quanto copioso praestavasi il cogitamento dil multiscio Architecto, di cura, di studio, et de industria. Et di quanta vigilantia il foecundo intellecto se manifestava. Et cum quanta voluptate lo effecto dil suo proposito havea operosamente exposto. Et quanto era la Eurythmia propalando la subtilitate dill’arte lapicidaria, et quanta arte nelle petre monstrava la scalptura, certamente cum tanta facilitate, che non di marmoro quantunque duro, ma si molle creta et argilla havessese praestata la materia. Et cum quanta conclausura le petre coagmentate et composite, a norma regula et libella.

Questa fue la vera arte, che discopre la nostra confisa ignorantia, et detestabile praesumptione et publico et damnosissimo errore. Questo è quello chiaro lume che dolcemente ne invita alla sua contemplatione per illuminare gli nostri obscurati ochii. Imperoché niuno si non chi reluctando essa refuge caeco rimane cum gli aperti ochii. Questa è quella che accusa la nephanda avaritia, rapace et consumptrice di omni virtute, vermo rosicante il core continuamente di chi è suo captivo, maledicto obstaculo et obice ad gli dispositi ingegni, nemica mortale dilla bona architectura. Idolo execrando dil praesente saeculo, tanto indigno et damnosamente venerato. Veneno exitiale, che misero fai che da te è laeso, quante magnifice opere sono ruinate et parte interdicte? Per la quale cosa rapto et prehenso de dilecto et inexcogitabile solatio essendo, et dalla sancta et veneranda antiquitate, cum tanta gratia et admiratione, ch’io me ritrovai cum indeterminati instabili, et impasti riguardi. Indi et quindi volentiera mirando, et di admiratione stipato, et nella mente circunfulto examinava discorrendo, quello che le caelate historie significavano, cum ultroneo piacere quello fixamente speculando. Cum gli labri aperti intento per longo protracto, niente dimanco non poteasi satisfare gli avidi ochii, et inexplebile appetito di mirare et remirare, le excellente et veterrime operature. Spogliato dunque et sequestrato di omni altra pensiculatione, solamente la mia philesia Polia spesse fiate nella viscida memoria servabile et gratissima succurrea. Ma per tutto questo, cum uno sonante sospi-