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Cattabeni per lanciare i cacciatori bolognesi all’assalto di Caiazzo; e nella mattina del i8 settembre, tosto che il battaglione giunse a Caserta, ordinò al Cattabeni di partire allora allora, e avventurarsi all’arditissima impresa.
In sul meriggio di quello stesso giorno i8 si desinò lietamente in una sala del palazzo reale, in cui conveniva la più eletta uffizialità garibaldina; e finita la mensa, il Maggiore Cattabeni, secondo gli ordini ricevuti moveva col battaglione per Maddaloni, e di là continuando nella notte la marcia giungeva nelle prime ore del 19 a Limatola. Era noto ai militi del battaglione doversi oltrepassare il Volturno; essere quel fiume prossimo ai casolari di Limatola; trovarvisi i Regii alla guardia del guido e doversi poi assalire ed occupare Caiazzo, ben presidiato di numerosa milizia Regia.
I tugurii della piccola borgata, denominata Limatola, erano oscuri e serrati; e quei poveri villici, lontani da ogni sospetto, giacevano tutti assonnati nel notturno silenzio della pace loro. Prima di oltrepassare quella borgata era necessario sapere ove si stessero accampati i Regi alla guardia dei guadi, e per quale via si potesse giungere al fiume nascostamente. Per averne contezza il Comandante si die’ a battere a tutta sua possanza sulla porta d’un casolare, che per primo gli venne a mano. Da quell’improvviso strepito riscosso un povero pescatore, che vi abitava, rispose fra le grida della sua donna e i pianti dei bimbi suoi; e nel sospingere l’usciolo della sua casa, afferrato subito dai militi, venne e con minaccie con lusinga di premio obbligato a menarli al Volturno e primo guadarlo. Il povero vecchio, affidandosi alla forza del destino, lasciata in desolazione la casa, s’incamminò attraverso i cespugli d’una sponda boschiva tracciandone la via al drappello. Giovanbattista seguiva con me la guida, ed il Battaglione seguiva noi diffilato.
Già cominciava ad albeggiare. Ognuno di noi tenendosi all’erta, s’appressava cauto e silenzioso al fiume, per non renderne accorte le sentinelle nemiche; e mentre dal folto prunaio, che rivestiva quella piaggia, si poteva scorgere il corso del fiume, largo sì, ma limpido e lento, pure, per quanto l’occhio potesse a parte a parte affissarsi sulle ripe, non si scorgevano sentinelle a guardia dei guadi. La guida giu: dicava scarso d’acqua in quella mattina il Volturno — facile il guadarlo — abbandonato dai Regì quel posto — ed in quel momento franco da ogni resistenza.
Tali favorevolissime circostanze consigliavano gettarsi subito in acqua, sebbene affaticati e sudati, a fine di raggiungere l’altra sponda prima di essere sorpresi dal nemico.
Primo a rompere il guado s’avanzò accanto alla guida il Coman-