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Pagina:I Cairoli delle Marche - La famiglia Cattabeni.djvu/44

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Il temporale.


Prima che il sole tramontasse, grosse nubi annunziavano l’approssimarsi d’impetuosa procella; e poco dopo l’arrivo della milizia di rinforzo, fra un orrendo fragore e un interrotto folgorar di lampi traboccava dalle nuvole un impetuoso diluvio d’acqua, in guisa da non scamparne; e continuando il cielo a mantenersr chiuso d’oscurissime e gravide nuvole, e dirottissima continuando la pioggia, giunta l’ora d’attraversare il colle degli ulivi per andare a cambio delle sentinelle in vedetta, ad ogni fugace chiarore di lampo apparivano i poveri morti giacenti colle braccia distese o abbandonate, il contraffatto viso, le labbra di bava ridondanti, e tutto velocemente tornando nella più buia oscurità, restava scolpita sol quella tetra sembianza dei cadaveri nella mal disposta mente d’ognuno.

Sentinella di guardia agl' avamposti.


Per chi nella quiete notturna sta in vedetta a guardia del nemico il silenzio disanima, come turba il più tenue romore; e se il restare solitario alla guardia del posto affidato richiede un atto di virtù superiore a quello d’affrontare il più vivo fuoco di fucilata, in una notte buia e ruinosa, come quella che imperversò a Caiazzo nelle tenebrose ore del 20 settembre, la commozione si converte in spaventevole mutamento ed il sentimento solo del dovere può far sostenere la tempestosa battaglia del cuore.

Tornando dagl’avamposti mi sentivo inzuppato fino alle più intime parti. Un gruppo di volontari, trovato riparo entro un murato aveva appiccato fuoco ad un fascio di legna secche, e dopo avere a quella fiamma asciugati i miei panni, riescii in compagnia del capitano Barlocci d’Ancona a trovare ricovero entro un casamento lasciato in abbandono da gente fuggiasca; e trovativi lettucci da riposare, tabacco e pipe da fumare, parve a noi buona ventura trarne vantaggio e menarvi agiatamente un sonno.

Combattimento del 21 Settembre.


Al nuovo giorno, l’avventuroso e memorabile venerdì 21 settembre, apparve sereno, e tranquillo; l’aere sottile, trasparente e terso, il sole splendido e consolante come suole mostrarsi in autunno, dopo rovescio di dirottissime pioggie, tutta la campagna riposata e sorridente, e perfino gli uccelli su per i verdi rami cantando piacevoli versi ne davano l’ingannevole augurio dell’allegrezza.