Pagina:I Dogi omonimi di Venezia e le loro monete.djvu/7

Da Wikisource.
[10] — 186 —

Anche lo zecchino di Alvise Mocenigo IV (fig. 18) si riconosce facilmente per la incisione grossolana comune alle monete artisticamente assai decadenti degli ultimi tre Dogi. Maggiori difficoltà s’incontrano per distinguere gli zecchini dei due Dogi Alvise II e Alvise III, vicini di tempo e somiglianti di stile. Però due piccoli ma caratteristici mutamenti sono avvenuti circa questo tempo nella figurazione del Santo e del Doge che possono portare qualche lume. La figura di S. Marco che, sino dai primi tempi, teneva il libro del Vangelo nella mano sinistra e impugnava con la destra l’asta del vessillo, nel secolo XVI andò lentamente modificandosi perdendo a poco a poco il libro e anche il braccio sinistro, che rimangono confusi nelle pieghe del manto; nell’ultimo quarto di detto secolo la mano che tiene l’asta non è più chiusa, ma, pur rimanendovi appoggiata, si apre in modo da stendere un dito in avanti. Al tempo di Francesco Morosini (1688-1694), alcune monete nuove col tipo dello zecchino e cioè il multiplo di questo e il leone per il Levante, presentano una notevole varietà in questo gesto del Santo, perchè la mano si alza alquanto in atto di benedire, talora toccando l’asta con l’estremità delle dita, tal altra rimanendone un po’ discosta. Però negli zecchini semplici di Francesco Morosini la mano rimane