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quelli di Z** diranno: «il signor Z** avendo offeso atrocemente il nostro rappresentato nel suo onore militare, esigiamo per lui una riparazione co’ fiocchi, mirabolante?«
Niente affatto. Il signor X** non ha che un solo ed unico onore; l’onore suo, proprio suo; e non è perchè egli porta perennemente un ombrello, o una sciabola, ch’egli potrà far distinzione tra le ingiurie che potremmo patire il giorno dell’ombrello o quello della sciabola.
Voi avete avuto ragione di dirlo: «la legge deve essere uguale per tutti», ed io mi associo con tutto il cuore alle vostre conclusioni.
Così scriveva Luciano Hennet a Villemont pochi giorni dopo il duello (1883) tra due sott’ufficiali d’artigliera. Per un nonnulla Arcier e Hanër, due amici d’infanzia, due amici del cuore, furono costretti a scendere sul terreno dalle esigenze stupide di una casta.
Alla seconda messa in guardia, Arcier colpito in pieno petto, grida: toccato! e come se fosse stato colpito dal fulmine piomba cadavere tra le braccia del tenente della batteria, direttore del combattimento, presenti l’ajutante maggiore, due maestri e due sotto-maestri di scherma, come è prescritto dai regolamenti francesi.
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1884 (19 luglio). De Witt-Parrini. — Nel luglio del 1884 a Firenze si discuteva un processo per falsi e falsità a carico di Vittorina Venturini, donna, a quanto sembra, di costumi non eccessivamente rigidi1.
Una inesatta relazione del processo fatta da un reporters al prof. cav. Cesare Parrini, indusse questi a dare al giornale, di cui era corrispondente2, giudizi non precisi nel riferire i rapporti dell’imputata con uno de’ suoi.... protettori. E n’ebbe