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Dopo Garibaldi, molti illustri personaggi sorsero a gridare contro la stupida e crudele costumanza di uccidere il prossimo cavallerescamente. Ma la voce loro si ripercosse nel vuoto, perchè declamavano la solita rettorica; dimenticando che il duello si combatte sui banchi della scuola, educando fino da giovani i cittadini al rispetto dei diritti reciproci, all’osservanza della legge, anche s’è male amministrata da giudici politicanti, nevrotici, o paurosi.
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Il duello in Germania è in ribasso, perchè nella scuola appunto s’insegna a detestare il supruso; e vi si predica il rispetto dovuto a tutti indistintamente, e la fiducia in una imparziale applicazione delle leggi.
Ed in questa missione di alta civiltà, la scuola trova un alleato nell’Imperatore, il cui atteggiamento contro i duellanti, dopo il caso dello Schrader, prova ch’egli divide l’opinione del gran Federico, il quale, severamente rampognando degli ufficiali che stavano per battersi:
— Evvia, signori! loro disse; gli Hohenzollern, che attraverso i secoli ne hanno pure intese d’ogni fatta, non si sono mai battuti a duello; e, gli Hohenzollern, credo, sono tanto buoni gentiluomini quanto voi.
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I giapponesi poi che in tutto vogliono somigliare agli europei, per timore che il mal seme del duello germogliasse nei loro costumi, recentemente hanno provocato dal loro Imperatore una legge severissima contro coloro che volessero introdurre nell’impero del Micado questa barbara costumanza.
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La stessa commozione che in Italia produsse la morte in duello di Felice Cavallotti, la produsse in Inghilterra quella