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Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/129

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di san francesco 125


I. Della prima considerazione delle sacre
sante Istimate.

Quanto alla prima considerazione, è da sapere, che san Francesco essendo in età di quarantatre anni, nel mille dugento ventiquattro, ispirato da Dio, si mosse della Valle di Spuleto, per andare in Romagna con frate Lione suo compagno; e andando, passò a piè del Castello di Montefeltro; nel quale Castello si facea allora uno grande convito, e corteo per la cavalleria nuova d’uno di quelli Conti di Montefeltro. E udendo san Francesco questa solennitade, che vi si facea, e che ivi erano raunati molti gentili uomini di diversi paesi, disse a frate Lione: Andiamo quassù a questa festa, perocchè collo aiuto di Dio noi faremo alcuno buono frutto spirituale. Tra gli altri gentili uomini, che vi erano venuti di quella contrada a quello corteo, sì v’era uno grande e anche ricco gentiluomo di Toscana; il quale avea nome Orlando da Chiusi di Casentino; il quale per le maravigliose cose, ch’egli avea udito della santitade e de’ miracoli di san Francesco, gli portava grande divozione, e avea grandissima voglia di vederlo, e d’udirlo predicare. Giugne san Francesco a questo castello, ed entra dentro, e vassene in sulla piazza, dove era raunata tutta la moltitudine di questi gentili uomini, e in fervore di spirito montò in su uno moricciuolo, e cominciò a predicare, proponendo per tema della sua predica queste parole in volgare: Tanto è il bene ch’io espetto, Ch’ogni pena m’è diletto: e sopra questo tema per dittamento dello Spirito Santo, predicò sì divotamente e sì profondamente, provandolo per diverse pene e martiri de’ Santi Apostoli e dei Santi Martiri, e per le dure penitenze de’ Santi Confessori, e per molte tribolazioni e tentazioni delle Sante Vergini e degli altri Santi, che ogni gente istava con gli occhi e con la mente sospesa verso lui, e attendevano, come se parlasse un Angiolo di Dio: tra li quali il detto