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Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/166

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la quale era quello anno in Venerdi, all’aurora io usii dalla cella in fervore di spirito grandissimo, e andai a stare in orazione in questo luogo, ove tu se’ ora, nel quale luogo ispesse volte orava. E orando io, ecco per l’aria discendea da Cielo uno giovane crocifisso, in forma di Serafino con sei ali, e con grande empito: al cui maraviglioso aspetto io m’inginocchiai umilmente, e cominciai a contemplare divotamente, dello ismisurato amore di Gesù Cristo Crocifisso, e dello ismisurato dolore della passione sua: e l’aspetto suo generò in me tanta compassione, che a me pareva propriamente di sentire essa passione nel mio corpo; ed alla presenza sua tutto questo Monte risplendeva come Sole; e così discendendo venne presso a me. E stando dinanzi a me mi disse certe parole segrete, le quali io non ho ancora rivelate a persona; ma e’ s’appressa il tempo, che elle si riveleranno. Poi dopo alcuno ispazio, Cristo si partì e ritornò in Cielo; ed io mi trovai così segnato di queste piaghe. Va’ dunque, disse san Francesco, e queste cose dì sicuramente al tuo Ministro; imperocchè questa si è operazione di Dio, e non di uomo. E dette queste parole, san Francesco mi benedisse, e ritornossi in Cielo con grande moltitudine di giovani isplendentissimi. Tutte queste cose il detto frate Matteo disse, sè avere vedute e udite non dormendo, ma vegghiando. E così giurò corporalmente avere detto al detto ministro a Firenze nella cella sua, quando egli lo richiese di ciò per obbedienza..

Come un santo frate, leggendo la leggenda di san Francesco nel capitolo delle sacre sante Istimate, delle segrete parole, le quali disse il Serafino a san Francesco quando gli apparve, pregò tanto Iddio, che san Francesco gliele rivelò.

Un’altra volta uno frate divoto e santo, leggendo la leggenda di san Francesco nel capitolo delle sacre sante Istimate, cominciò con grande ansietà di spirito a pen-