Vai al contenuto

Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/208

Da Wikisource.
204 fioretti


sero uomo che aspetta il male eternale, che bene gli potrà fare alcuna prosperitade, o ben temporale in questo mondo? Impertanto quantunque l’uomo sia peccatore, non si dee però disperare, per infino ch’e’ vive, della infinita misericordia di Dio, perocchè non è ardore al mondo tanto spinoso, nè tanto gropposo, nè tanto noderoso, che gli uomini non lo possano appianare, e farlo pulito e adornato e farlo bello e così non è uomo tanto iniquo, nè tanto peccatore in questo mondo, che Iddio non lo possa convertire e adornare di singolari grazie, e di molti doni di virtù.

III. Capitolo della santa umiltade.

Non può alcuna persona venire in alcuna notizia e conoscimento di Dio, se non per la virtù della santa umiltade; imperocchè la diritta via d’andare in su si è quella d’andare in giù. Tutti li pericoli e li grandi cadimenti, che sono intervenuti in questo mondo, non sono venuti da altra cagione se non dalla elevazione del capo, cioè della mente, in superbia; e questo si pruova per lo cadimento del Demonio che fu cacciato dal Cielo, e per lo cadimento del primo nostro parente, cioè Adamo, che fu cacciato dal Paradiso per la elevazione del capo, cioè per la inobbedienza; ed ancora per lo Fariseo, del quale parla Cristo nel Vangelo, e per molti altri esempli. E così per lo contrario; cioè che tutti li grandi beni, che mai accaddono in questo mondo, tutti sono proceduti per lo abbassamento del capo, cioè per la umiliazione della mente, siccome si prova per la beata umilissima Vergine Maria, e per lo Pubblicano, e per lo Santo Ladrone della Croce, e per molti altri esempli della scrittura. Ed imperò sarebbe buono, se noi potessimo trovare alcuno peso grande e grave, che di continuo noi lo potessimo tenere legato al collo, acciocchè sempre ci traesse in giù, cioè che sempre ci facesse umiliare. Un frate domandò frate Egidio: Dimmi, padre, in che modo potremo noi fug—