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Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/52

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riverenza, e trarsi il cappuccio, e colle braccia cancellate inchinarsı. Addivenne, che la notte, nella quale si dovea partire e uscire dell’Ordine, convenne che passasse dinanzi all’altare del convento; e passandovi, secondo l’usanza s’inginocchiò e fece riverenza. E subitamente fu ratto in ispirito, e fugli mostrata da Dio maravigliosa visione: imperocchè vide dinanzi a sè quasi moltitudine infinita di santi, a modo di processione, a due a due, vestiti di bellissimi e preziosi vestimenti di drappi: e la faccia loro e le mani risplendeano come il Sole, e andavano con canti e suoni d’Angeli, fra’ quali Santi erano due più nobilmente vestiti e adorni, che tutti gli altri; ed erano attorniati di tanta chiarezza, che grandissimo stupore davano a chi gli riguardava; e quasi nel fine della processione, vide uno adornato di tanta gloria, che parea cavaliere novello, più onorato che gli altri. Vedendo questo giovane la detta visione, si maravigliava, e non sapea che quella processione si volesse dire, e non era ardito di domandarne, e istava istupefatto per dolcezza. Ed essendo nientedimeno passata tutta la processione, costui pure prende ardire, e corre drieto agli ultimi, e con gran timore gli domanda, dicendo: O carissimi, io vi priego che vi piaccia di dirmi, chi sono quelli così maravigliosi, i quali sono in questa processione così venerabile. Rispondono costoso: Sappi, figliuolo, che noi siamo tutti frati Minori, li quali veniamo ora della gloria di Paradiso. E così costuí domanda: Chi sono quelli due, che risplendono più che gli altri? Rispondono costoro: Questi sono S. Francesco, e sant’Antonio: quell’ultimo, che tu vedesti così onorato, è un santo frate che morì nuovamente; il quale, perocchè valentemente combattè contro alle tentazioni, e perseverò insino alla fine, noi il meniamo con trionfo alla gloria di Paradiso, e questi vestimenti di drappo così belli, che noi portiamo, ci sono dati da Dio in iscambio delle aspre toniche, le quali noi pazientemente portavamo nella Religione; e la glorio-