Pagina:I Malavoglia.djvu/193

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miracolo, perchè il Signore ci è stato troppe volte in questa casa! — Ah! Vergine benedetta! — esclamava Mena colle mani giunte. — Ah! Vergine santa, che ci avete fatta la grazia! — E tutti piangevano dalla consolazione, come se l’infermo fosse già stato in grado di tornare ad imbarcarsi sulla Provvidenza.

Don Ciccio se ne andava borbottando: — Così mi ringraziano! Se campano, la Madonna ha fatto la grazia! Se muoiono, son io che li ammazzo!

Le comari aspettavano sulla porta per veder passare il morto, che dovevano venirselo a prendere da un momento all’altro. — Poveretto! — brontolavano anch’esse.

— Quel vecchio ha il cuoio duro; se non batte il naso per terra come i gatti, non muore. State attenti a quel che vi dico oggi — predicava la Zuppidda. — Siamo qui da due giorni ad aspettare: muore, non muore? Vi dico che egli ci sotterrerà tutti. — Le comari fecero le corna. «Lontano sia chè son figlia di Maria!» e la Vespa baciava anche la medaglia che ci aveva sull’abitino. «Sciatara e matara! Tuono dell’aria, e vino solforoso!» La Zuppidda soggiunse: — Voi almeno non avete figli da maritare, come li ho io, che farei gran danno se andassi sotterra. — Le altre ridevano, perchè la Vespa non ci aveva che lei stessa da maritare, e non ci arrivava anche. — Quanto a questo, padron ’Ntoni fa più danno di tutti, perchè è la colonna della casa, — rispose la cugina Anna. — Quel cetriolo di ’Ntoni ora non è più un ragazzo. — Ma tutte si strinsero