Pagina:I Malavoglia.djvu/245

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una tavola sull’acqua; ma a padron ’Ntoni gli parve che gli strappassero le budella dallo stomaco, come si portavano via le nasse, le reti, le fiocine, le canne, e ogni cosa.

— Ci penserò io a trovarvi d’andare a giornata, voi e vostro nipote Alessi, non dubitate; — gli diceva Piedipapera. — Bisogna che vi contentiate di poco, sapete! «Forza di giovane e consiglio di vecchio». Per la mia senseria poi mi rimetto al vostro buon cuore.

— «In tempo di carestia pane d’orzo». — Rispondeva padron ’Ntoni. — «Necessità abbassa nobiltà».

— Va bene, va bene, siamo intesi! — conchiuse Piedipapera, e andò davvero a parlarne con padron Cipolla, nella spezieria, dove don Silvestro era riuscito a tirarli un’altra volta, lui, massaro Filippo e qualche altro pesce grosso, per discorrere degli affari del comune, che infine erano denari loro, ed è una minchioneria non contare per nulla nel paese quando si è ricchi, e le tasse si pagano peggio degli altri. — Voi che siete tanto ricco, potreste dargli del pane a quel poveraccio di padron ’Ntoni, — soggiungeva Piedipapera. — A voi non vi farebbe nulla di prenderlo a giornata, con suo nipote Alessi; sapete che ne sa più di ogni altro del mestiere, e si contenterebbe di poco, chè son proprio senza pane. Fareste un affar d’oro, sentite a me, padron Fortunato.

Padron Fortunato, preso così in quel momento, non seppe dir di no; ma dopo che ebbero tirato e stiracchiato un po’ sul prezzo; giacchè i tempi erano magri, gli uomini non avevano da lavorare, padron