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dremo a stare sul solaio. Tu non avrai che a scendere la scaletta per essere in cucina o nell’orto.

— In cucina vuol essere rifatto il focolare, — disse Nunziata. — L’ultima volta che ci cuocevo la minestra, quando la povera comare Maruzza non aveva animo di far nulla, la pentola bisognava tenerla su coi sassi.

— Sì, lo so! — rispondeva Alessi, col mento sulle mani, e approvando colla testa. Aveva gli occhi incantati, quasi vedesse la Nunziata davanti al focolare, e la mamma che si disperava accanto al letto. — Anche tu potresti andare al buio per la casa del nespolo, tante volte ci sei stata. La mamma diceva sempre che sei una buona ragazza.

— Ora ci hanno messo le cipolle nell’orto, e son venute grosse come arancie.

— Che ti piacciono a te le cipolle?

— Per forza mi piacciono. Aiutano a mangiare il pane e costano poco. Quando non abbiamo denari per la minestra ne mangiamo sempre coi miei piccini.

— Per questo se ne vendono tante. Allo zio Crocifisso non gliene importa di aver cavoli e lattughe, perchè ci ha l’altro orto di casa sua, e l’ha messo tutto a cipolle. Ma noi ci metteremo pure i broccoli, e i cavolfiori.... Buoni, eh?

La ragazzetta, accoccolata sulla soglia, coi ginocchi fra le braccia, guardava lontano anche lei; e poi si mise a cantare, mentre Alessi stava ad ascoltare, tutto intento. Infine disse:

— Ma ancora c’è tempo.


Verga. I Malavoglia. 16