Pagina:I Malavoglia.djvu/268

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quelle chiacchiere stampate non gli mettevano un soldo in tasca. Che gliene importava a lui? Don Franco glielo spiegava lui perchè avrebbe dovuto importargliene; e quando passava don Michele per la piazza, glielo indicava colla barbona, ammiccando, e gli spifferava sottovoce che passava per donna Rosolina anche quello, ora che aveva sentito come donna Rosolina avesse dei denari, e li dava alla gente per farsi sposare.

— Bisogna cominciare dal levarci dai piedi tutti costoro col berretto gallonato. Bisogna far la rivoluzione. Ecco quello che bisogna fare!

— E voi cosa mi date per fare la rivoluzione?

Don Franco allora si stringeva nelle spalle, e se ne andava indispettito a pestare l’acqua sporca nel mortaio; giacchè con gente siffatta era proprio pestar l’acqua nel mortaio, diceva. E Piedipapera, appena ’Ntoni voltava le spalle, soggiungeva sottovoce:

— Se volesse ammazzare don Michele, dovrebbe ammazzarlo per qualche altra cosa; chè gli vuol rubare la sorella; ma ’Ntoni è peggio d’un maiale, tanto che si fa mantenere dalla Santuzza. — Piedipapera se lo sentiva sullo stomaco don Michele, dacchè guardava cogli occhi torvi lui e Rocco Spatu e Cinghialenta quando li incontrava; perciò voleva levarselo davanti.

Quelle povere Malavoglia erano arrivate al punto che andavano per le bocche di tutti, per colpa del fratello, tanto i Malavoglia erano caduti in bassa fortuna. Ora tutto il paese sapeva che don Michele passava e ripassava per la strada del Nero, onde