Pagina:I Malavoglia.djvu/291

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passare la Mangiacarrubbe, col naso nella mantellina, senza guardar più nessuno, ora che aveva acchiappato il marito. La Vespa, tutta in fronzoli, e con tanto di rosario in mano, andava a pregare il Signore di liberarla di quel castigo di Dio di suo marito; e ’Ntoni sghignazzava loro dietro: — Ora che l’hanno pescato il marito non hanno più bisogno di nulla. Ci è chi deve pensare a dar loro da mangiare!

Lo zio Crocifisso aveva persa anche la devozione, dacchè si era messa la Vespa addosso, e non andava nemmeno in chiesa, per stare lontano dalla moglie almeno il tempo della messa; così si dannava l’anima.

— Questo è l’ultimo anno per me! — andava piagnucolando; e adesso correva a cercare padron ’Ntoni, e gli altri disgraziati al pari di lui. — Nella mia vigna ci ha grandinato, e alla vendemmia non ci arrivo di certo.

— Sapete, zio Crocifisso, — rispondeva padron ’Ntoni; — quando vogliamo andare dal notaio per quell’affare della casa io son pronto, e ci ho qui i denari. — Colui non pensava ad altro che alla sua casa, e non gliene importava un corno degli affari degli altri.

— Non mi parlate di notaio, padron ’Ntoni! Quando sento parlare di notaio, mi rammento del giorno in cui mi ci lasciai trascinare dalla Vespa; maledetto sia il giorno che ci misi i piedi!

Ma compare Piedipapera che fiutava la senseria, gli diceva: — Quella strega della Vespa, se morite voi, è capace di dargliela per un pezzo di pane la