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non l’aveva conosciuto mai. Gli misero fra le gambe la scodella, perchè aveva fame e sete, ed egli mangiò in silenzio la minestra che gli diedero, come non avesse visto grazia di Dio da otto giorni, col naso nel piatto; ma gli altri non avevano fame, tanto avevano il cuore serrato. Poi ’Ntoni, quando si fu sfamato e riposato alquanto, prese la sua sporta e si alzò per andarsene.

Alessi non osava dirgli nulla, tanto suo fratello era mutato. Ma al vedergli riprendere la sporta, si sentì balzare il cuore dal petto, e Mena gli disse tutta smarrita: — Te ne vai?

— Sì! — rispose ’Ntoni.

— E dove vai? — chiese Alessi.

— Non lo so. Venni per vedervi. Ma dacchè son qui la minestra mi è andata tutta in veleno. Per altro qui non posso starci, chè tutti mi conoscono, e perciò son venuto di sera. Andrò lontano, dove troverò da buscarmi il pane, e nessuno saprà chi sono.

Gli altri non osavano fiatare, perchè ci avevano il cuore stretto in una morsa, e capivano che egli faceva bene a dir così. ’Ntoni continuava a guardare dappertutto, e stava sulla porta, e non sapeva risolversi ad andarsene. — Ve lo farò sapere dove sarò; — disse infine, e come fu nel cortile, sotto il nespolo, che era scuro, disse anche:

— E il nonno?

Alessi non rispose; ’Ntoni tacque anche lui, e dopo un pezzetto:

— E la Lia che non l’ho vista?


Verga. I Malavoglia. 22