Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu/333

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262 I Nibelunghi

Chè leggiadro era inver. Come ciò vide,
A pianger cominciò donna Brünhilde;
Oh sì! questo dovean Gunthero e gli altri
230Gagliardi tutti di Borgogna intendere!
     La regina gridò: Fate che venga
Del Reno il prence qui. Vogl’io che intenda
Di qual foggia mi fe’ la sua sorella
Indegno oltraggio. Apertamente disse
235Ch’io di Sifrido fui la donna un giorno.
     Giugneva il re co’ suoi gagliardi. Vide
La sua diletta lagrimar. Deh! quanto
Amicamente ei le parlò! Mi dite,
Donna diletta, chi vi fea cotesto.
     240Al suo prence ella disse: Io corrucciosa,
E n’ho ben donde, qui mi sto. Di tutto
L’onor mio di gran cor la tua sirocchia
Me volle defraudar. Perciò dinanzi
L’accuso qui. Che l’uom di lei, Sifrido,
245Ebbemi concubina, ella già disse.
     Male questo ella fea, così rispose
Prence Gunthero. — Ma Brünhilde: Un mio
Cinto ch’io già perdetti, e l’anel mio