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302 I Nibelunghi

L’asta rinvenne, e sogguardava a quella
390Immagine di croce in su la veste
Del valoroso. E poichè già bevea
Prence Sifrido alla fontana, lui
Di tal foggia ei colpì per quella croce,
Che d’Hàgene a le vesti, per la piaga
395Spruzzando, di quel core il sangue ascese.
Deh! che sì gran misfatto unqua non fece
Un valoroso! E l’asta il manigoldo
Givi fino al cor giunger gli fea, ma poi,
Dinanzi ad uom, non volse in fuga mai
400Hàgen quaggiù sì come allora. Quando
Si rïebbe da l’orrida sua piaga
Prence Sifrido, si levò dal fonte,
Egli signor, qual forsennato, e ancora
Lungo d’in fra le scapule dell’asta
405Il legno gli sporgea. Credea la spada
E l’arco di trovar l’inclito sire,
E allora, oh sì! toccar la ricompensa
Hàgen potea de’ merti suoi! La spada
Poi che il ferito di profonda piaga
410Là non rinvenne e nulla fuor che l’ampio