Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu/57

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lviii I Nibelunghi

cia e rattoppata traduzione (se tale si può dire), che uno scolaretto di Liceo può fare, in prosa bastarda, di un brano di Omero. Ma di questi pedanti quanti, pur troppo! non si trovano disseminati per le nostre scuole! Io scommetto che se un poeta potesse tornare al mondo, ringrazierebbe di gran cuore il suo traduttore che ha cercato d’indovinarne lo spirito e l’idea, e manderebbe al diavolo i pedanti cornuti che, nell’aria morta delle biblioteche, ne vanno tormentando il testo per cercarne le varianti e queste portano in dono agli scolari, come unico e sovrano frutto dei loro studi.1

Ma, tornando ai Nibelunghi, poichè vogliamo considerarne anche la parte manchevole, ci sia permesso qui di esporre libera-

  1. Un bello spirito ha definito la Biblioteca Laurenziana la macelleria delle varianti. Troviamo un poco impertinente, ma giustissima la definizione, perchè non vi si fa altro.