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566 I Nibelunghi

     Oh! nostro alloggio de la notte! disse
Giselhèr giovinetto, oh! amici miei
Nosco venuti qui! Sì dolce invito
Anche se fece a noi la mia sorella,
65Temo che tutti noi, di lei per colpa,
Morti giacere dovrem qui. — Cotesta
Vostra cura lasciate, Hàgene eroe
Dissegli. Questa notte io con lo scudo
Farò la guardia, e sì mi penso ancora
70Che bene assai vi guarderò, a noi
Fin che ritorni il dì. Però restate
Voi senz’affanno. E salvisi dipoi
Al dì novello chi potrà. — Del capo
Elli inchinârsi a lui, grazie gli resero
75Ancora e a’ letti avvicinârsi, e lungo
Non fu l’indugio inver, chè tosto i prodi
Si fûr posti a giacer. Cominciò tosto
Hàgene, ardito eroe, l’armi a vestire.
     Volkero prode, suonator di giga,
80Così allora parlò: Se a voi non spiace,
Hàgen, cotesto, questa notte anch’io
Farò con voi la guardia dello scudo