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Una luce misteriosa 105

gli occhi le uscivano dall’orbita in un cerchio di sangue, ed il pelo, poco prima liscio, era diventato arruffato. Una spuma sanguigna mista ad una serosità giallastra, le colava dalle labbra.

— È proprio morta? — chiese il mozzo, che le girava attorno, ma tenendosi prudentemente ad una certa distanza.

— Il veleno dell’upas è infallibile, — rispose il veneziano, scuotendo con un piede quella massa inerte.

— Sono vendicato del terribile quarto d’ora che questo animalaccio mi ha fatto passare, signor Albani. Io non so come il mio cuore non si sia spezzato. Ah!... Che paura, signore!...

— Ti credo, mio povero ragazzo. Un cacciatore di professione non avrebbe provato meno paura di te e ti dico che sei un valoroso.

— Grazie, signore.

— Va’ a coricarti che ne hai bisogno; veglierò io fino all’alba.

— Non ho più sonno, credetelo, e preferisco farvi compagnia accanto al fuoco.

— O meglio mi aiuterai a scuoiare la tigre. Ricaveremo una splendida coperta. —

Gettarono sul fuoco semi-spento dei rami secchi, trascinarono colà la tigre e levato il coltello dalla cerbottana, il signor Albani si mise al lavoro aiutato dal piccolo mozzo.

— Che animalaccio! — esclamava Piccolo Tonno, che non si stancava di ammirarlo. — Che collo e che muscoli!... Simili fiere non devono trovarsi imbarazzate a trascinare nei loro covi le grosse selvaggine.

— Si sono vedute talvolta delle tigri, superare delle cinte portando in bocca grossi capi di bestiame. Da ciò puoi immaginarti quale forza posseggano tali carnivori.

— È vero, signore, che le tigri assalgono indistintamente tutti gli animali, perfino i leoni e gli elefanti?...

— Sono frottole, ragazzo mio, spacciate da cacciatori che non hanno mai abbandonato le loro case. Le tigri sono