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L’uragano 167

In quell’istante uno sparo rimbombò destando tutti gli echi delle caverne, e facendo balzare bruscamente in piedi gli animali e strepitare gli uccelli. Un pirata, trovato un buco aperto fra i macigni, aveva introdotto la canna del fucile, ma senz’altro effetto che quello di produrre un baccano indiavolato, poichè la palla doveva essersi schiacciata contro gli altri massi.

— Sprecano la loro polvere, — disse Enrico ridendo.

— E perdono il loro tempo, — aggiunse Piccolo Tonno. — Mi rincresce solamente pei nostri animali, che si spaventeranno assai, udendo questa musica per loro nuova. —

Gli spari si succedettero con grande frequenza, formando un baccano assordante, ma senza miglior successo, poichè tutte le palle s’arrestavano in mezzo a quell’ostacolo che aveva uno spessore di quattro metri.

Solamente un po’ di fumo entrava nella caverna attraverso alle fessure, dileguandosi nella seconda e quindi uscendo dalla piccola finestra.

Ben presto però i pirati dovettero convincersi dell’inutilità delle loro fucilate, poichè cessarono il fuoco. Si udivano però invece picchiare furiosamente contro la solida barricata, come se cercassero di aprire dei fori per introdurre le loro armi e aprire un fuoco più efficace.

Essendo però la galleria ad imbuto, i sassi tenevano duro e riusciva difficile il tirarli fuori. Sarebbe stato necessario un ariete per demolire quell’ammasso enorme o per lo meno un pezzo d’artiglieria.

L’alba era già spuntata senza che i pirati fossero riusciti a forzare il passo. Già i Robinson si rallegravano di quel primo successo, quando al di fuori scoppiarono urla di gioia.

— Terremoti e lampi!... — esclamò il marinaio, diventato bruscamente inquieto. — Che cosa sta per succedere?

— Che abbiano scoperto un’altra apertura? — chiese il mozzo, girando gli sguardi intorno.

— Saranno giunti altri uomini, forse quelli che ieri per-