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L’uragano 169

le onde sfasciarsi con crescente impeto contro la base della rupe.

— Voi dunque contavate su questo alleato?...

— Sì, Enrico. Fra poco il vento comincerà a soffiare, il mare diventerà burrascoso e non avendo l’isola delle baie riparate, i pirati saranno costretti a riprendere il largo o il loro tia-kau-ting si frantumerà contro la costa. Ecco perchè io ero tranquillo e fidente dell’inutilità degli sforzi degli assedianti. Odi?...

— Sì, il tuono rumoreggia ancora. —

Intanto i pirati continuavano a sparare contro la galleria con crescente furia. Dovevano essersi accorti del pericolo che poteva correre il loro tia-kau-ting e raddoppiavano i loro sforzi per demolire quell’ostacolo che opponeva una resistenza incredibile.

Di tratto in tratto sospendevano il fuoco e percuotevano l’ammasso con dei grossi rami o con dei tronchi d’albero e quegli urti cagionavano maggiori danni delle palle, poichè sconquassavano i macigni semi-infranti.

I tre Robinson che cominciavano ad inquietarsi, tardando l’uragano a scoppiare, si erano collocati dietro i due angoli della caverna, per non farsi fracassare dai grossi proiettili della spingarda e spiavano il momento opportuno per lanciare sugli assalitori le loro frecce mortali. Anche Sciancatello si era unito a loro, tenendo in mano un grosso bastone, arma formidabile nelle sue robuste mani.

Al di fuori il tuono brontolava sempre e si udivano le onde a infrangersi con crescente furore contro la base della rupe, ma il vento non si era ancora scatenato. Solamente delle raffiche si rovesciavano, a lunghi intervalli, sull’isola.

A un tratto i macigni, frantumati e sconnessi dalle palle, cedettero sotto un ultimo e più vigoroso urto, operato forse con un tronco d’albero di gran mole, spinto a tutta forza dagli assalitori che dovevano essere numerosi.

Una breccia s’aprì presso la vôlta della galleria, proiettando nella oscura caverna un getto di luce. Alcuni fucili