Pagina:I Robinson Italiani.djvu/20

Da Wikisource.
14 Capitolo secondo

Si volse rapidamente, ma altro non vide che un fiotto di spuma che s’allargava in forma di cerchio.

— Qualche cadavere tornato a galla? — si chiese, rabbrividendo.

Un grido che veniva dalla parte del rottame, s’alzò sul mare:

— Attenzione, marinaio!...

— Che cosa avete scorto? — chiese il nuotatore con inquietudine.

— Un pesce-cane alle vostre spalle.

— Gran Dio!...

— Avete un coltello?

— Il mio di manovra.

— Tenetelo pronto: vengo in vostro soccorso! —

S’udì un tonfo, poi balzò in aria uno sprazzo d’acqua scintillante. Il signor Emilio aveva lasciato l’albero e nuotava verso il marinaio con lena affannosa, per aiutarlo contro l’assalto dell’affamato squalo.

Il nuotatore, in preda ad una terribile ansietà, sapendo per prova con quale formidabile nemico aveva da lottare, si era arrestato, rannicchiando le gambe per timore di sentirsele mozzare da un istante all’altro.

Aveva però estratto dalla cintola il coltello di manovra, una specie di navaja spagnuola, acuminata, taglientissima e lunga mezzo piede, arma pericolosa nelle mani d’un uomo risoluto.

Nessun altro rumore giungeva ai suoi orecchi, però la sua ansietà cresceva di momento in momento, poichè lo squalo poteva giungergli sott’acqua e tagliarlo in due con un solo colpo di mascelle.

A un tratto vide emergere bruscamente, a meno di dieci passi, una testa enorme, sotto la quale s’apriva una bocca larga quanto una botte sfondata e irta di parecchie file di denti triangolari.

— Aiuto!... — urlò il disgraziato.

— Non temete — rispose una voce. — Siamo in due a combatterlo! —