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Terra!... Terra!... 25

— Ha fame, — disse Albani, — e quando questi mostri hanno appetito, seguono le prede con una costanza incredibile.

— Eppure gli avete accarezzato rudemente il corpo.

— Bah! Posseggono una vitalità straordinaria e se non si toccano al cuore o al cervello, non muoiono. Aggiungi poi, che siamo naufraghi e quando quei mostri feroci scorgono un rottame od una zattera, non la lasciano più, certi di avere, presto o tardi, delle prede.

— Spera dunque che una tempesta scagli le sue onde contro di noi e ci strappi da quest’albero?

— Senza dubbio, Enrico.

— Fortunatamente il tempo non accenna a cambiare, almeno per ora.

— E se cambierà ci troveremo allora tanto vicini alle Sulu, da non temerlo più.

— Ah!... se quel pesce-cane mostrasse ancora la sua testa presso l’albero!...

— Lascia che nuoti a suo comodo, Enrico. Ti assicuro che non c’inquieterà! Occupiamoci invece della nostra vela e procuriamo di tenerla ben tesa. —

La brezza notturna si manteneva costante, anzi accennava ad aumentare, quantunque ormai mancassero poche ore allo spuntare dell’alba.

Il rottame, che manteneva la sua stabilità a causa della botte e del pezzo del castello che servivano come di bilanciere, continuava ad avanzare con una velocità di due o tre nodi, guadagnando via verso levante.

La corrente dal canto suo lo aiutava, facilitando la corsa.

Già altre due ore erano passate, quando il Piccolo Tonno, che si levava di frequente in piedi per abbracciare maggior orizzonte, sperando sempre di scorgere qualche punto luminoso che indicasse la presenza di una nave, segnalò alcuni volatili che filavano verso l’est.

— Che siano uccelli costieri? — chiese Enrico, con una certa emozione.