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I mostri dell’Oceano 29

Ad un tratto toccò: si era arenato su d’un basso fondo.

— In acqua!... — gridò il signor Emilio.

Il marinaio mise il coltello nella cintola e abbandonò l’albero. Aspettò che l’onda, spinta dalla risacca, passasse e si slanciò verso la spiaggia, arrestandosi dinanzi a una specie di caverna entro la quale le acque si precipitavano con lunghi muggiti.

I suoi compagni lo seguirono correndo.


Capitolo V


I mostri dell’Oceano


Quella parte dell’isola, a prima vista, non presentava passaggi per salire la costa, la quale era alta assai e scendeva quasi a picco. Pel momento l’unico rifugio era quella caverna, la quale doveva essere stata scavata dall’impeto continuo delle ondate.

Nè a destra nè a sinistra, scorgevasi alcun tratto di terra larga abbastanza da permettere ai naufraghi di sedersi e tanto meno di sdraiarsi.

Quantunque nella caverna entrassero le onde, il marinaio s’inoltrò, sperando di trovare nell’interno un posticino per potersi riposare.

Aspettò un istante perchè l’ondata uscisse, poi si spinse arditamente innanzi, seguito dal signor Emilio e dal mozzo; ma d’improvviso si ritrasse, emettendo un grido di sorpresa e di terrore.

Una specie di braccio assai grosso, appena visibile in quella prima luce che penetrava a stento dall’apertura, gli era piombato addosso, stringendolo a mezzo corpo.

Dapprima il marinaio credette che fosse un braccio umano, ma ben presto s’accorse d’essersi ingannato: dinanzi a lui