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Mias Pappan e Boa Constrictor 71

che fece gemere i bambù della capanna, lo decise ad alzarsi per vedere di che cosa si trattava.

Si trascinò sull’orlo della piattaforma e guardò giù.

La luna, allora sorta, rischiarava tutta la costa come in pieno giorno e permetteva di distinguere minutamente ogni cosa. Indovinate quale fu lo stupore del piccolo mozzo nello scorgere, appeso alle traverse che servivano di sostegno alla casa aerea, uno strano animale che rassomigliava ad un uomo.

— Tò’! — esclamò, più meravigliato che atterrito. — Un selvaggio che si diverte a fare della ginnastica sotto di noi!... Quel signore è allegro, a quanto sembra. —

Quell’essere singolare, che invece di dormire si divertiva a fare dei capitomboli, delle orizzontali e delle verticali, con una sveltezza da muovere ad invidia un maestro di ginnastica, pareva che si occupasse, almeno pel momento, di sapere cos’era quella costruzione sospesa fra cielo e terra. Balzava da un bambù all’altro, eseguiva de’ volteggi meravigliosi e manifestava la sua soddisfazione con certi grugniti e certi soffi potenti, che producevano delle apprensioni nell’animo del mozzo.

— Lave del Vesuvio! — esclamava questi. — Ma che voce ha quell’uomo?... Si direbbe che ha in gola una canna d’organo od un contrabasso! —

S’alzò per andare a svegliare i compagni, ma uno scrollo più violento degli altri, lo fece stramazzare sulla piattaforma.

— Corpo d’un pappafico! — esclamò. — Crolla la capanna.

Quasi nello stesso istante si udì il marinaio a gridare.

— In piedi! Il terremoto! —

Si slanciò sulla piccola piattaforma seguito dal signor Albani, il quale non credendo affatto al terremoto, s’era invece armato d’una cerbottana e di alcune frecce tinte nel succo dell’upas.

— Che cosa succede, Piccolo Tonno? — chiese Enrico, scorgendo il mozzo. — È il terremoto?...

— Sì, ma un terremoto a quattro gambe che fa una ginnastica indiavolata, — rispose il mozzo.