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Un dramma in mare | 3 |
rapidamente verso il sud. Quantunque la distanza fosse già notevole, si udivano i colpi precipitati dei remi.
— Miserabili! — disse il capitano, facendo un gesto di furore. — E non un alito di vento che gonfi le nostre vele su questo mare dannato!
— Lasciate che vadano a farsi impiccare altrove, capitano Martino, — disse il secondo.
— E se la nave fosse perduta?... Ci hanno privati della sola scialuppa che possedevamo. Il canotto, lo sapete, è stato portato via dalle onde la scorsa settimana.
— Costruiremo una zattera.
— Sì.... — disse il capitano, come parlando fra sè stesso. — Se ci rimarrà il tempo!... Alle pompe!... Alle pompe, o siamo tutti perduti! —
Stava per scendere dal castello, quando una speranza gli balenò nel cervello.
— Signor Balbo, datemi il porta-voce.
— Che cosa volete fare?
— Silenzio.... affrettatevi. —
Il secondo balzò in coperta senza perder tempo a scendere la scaletta, entrò nella camera comune dell’equipaggio, afferrò il porta-voce del nostromo e lo portò al capitano.
La voce robusta dell’uomo di mare echeggiò allora sul mare come una tromba, coprendo i comandi precipitati del nostromo, le grida dei marinai e il fracasso delle pompe che già cominciavano ad assorbire l’acqua.
— A bordo!... — aveva tuonato il capitano. — A bordo o vi faccio appiccare ai pennoni del contra-pappafico. —
Una voce lontana, che veniva dal largo e che aveva una intonazione ironica, rispose:
— Buona fortuna a tutti!
— A bordo e vi perdono tutto!
— No!...
— V’inseguiremo e vi uccideremo, canaglie! —
Nessuna voce rispose a quest’ultima minaccia: la scialuppa era scomparsa fra le tenebre.