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I Vicerè 111

sicurargli nuove grazie. Egli aveva conosciuto il barone a Palermo, per mezzo degli agitatori che questi veniva a trovare da Milazzo, in barba alle autorità e col pretesto degli affari. Quando il duca seppe del matrimonio divisato dalla principessa, s’affrettò quindi non solamente ad approvarlo, ma anche ad offrirsi come mediatore, facendo valere l’amicizia che lo legava al barone. Egli sentiva che quell’alleanza del proprio nipote con la figlia dell’antico liberale non poteva se non favorirlo, aiutarlo a riacquistar credito presso la parte che aveva tradito. Quanto alla principessa, borbonica come tutti gli Uzeda, il liberalismo dei Palmi piuttosto che un ostacolo fu una ragione di più che le fece combinare quel matrimonio. Innanzi tutto ella era borbonica d’istinto, ma non s’occupava di politica, avendo altro da fare; poi, come le era piaciuto che la sposa non potesse vantare una eccelsa nobiltà, così vedeva bene che la famiglia di lei fosse perseguitata dal governo, affinchè Raimondo potesse meglio imporsi, in tutti i modi, alla famiglia ed alla moglie.

Per le nozze del nipote, il duca tornò in patria. Erano passati appena due anni dai fatti che gli avevano valso l’odio dei suoi concittadini e già egli potè vedere gli effetti della lontananza e della sua nuova politica e dell’amicizia col barone Palmi e dell’adesione al matrimonio di Raimondo. Mentre don Blasco e donna Ferdinanda, in guerra a morte con la principessa, se la prendevano anche con lui per l’appoggio prestato alla cognata e per la politica che gli dettava quel contegno, e al colmo della rabbia lo vituperavano e per poco non lo denunziavano elle autorità pel suo liberalismo, e poi ne ridevano e quasi gli gettavano in faccia il tradimento del 1849, la firma del Libro nero, l’amicizia di Satriano; mentre suo fratello e sua sorella facevano questo, molti di coloro che gli avevano tolto il saluto lo avvicinarono e gli strinsero la mano; altre paci furono faclimente suggellate per mezzo di Giulente; nessuno parve più rammentare le storie passate. Nondimeno, il