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I Vicerè 151

geva loro la parola molto affabilmente; e il giovane, che non aveva interrotto la corrispondenza con Lucrezia, le riferiva tutto contento quelle amabili dimostrazioni. Ma la gioia invece di scemare accresceva l’abituale distrazione della ragazza: ella chiedeva notizie ai vedovi della salute delle mogli defunte, scambiava le persone; non rammentava nulla; una sera fece ridere tutta la società domandando allo speziale del Belvedere che aveva una sorella in convento: «E vostra sorella monaca con chi è maritata?...»

Il tema obbligato di tutti i discorsi erano naturalmente le notizie della città dove il colera si diffondeva, lentamente però, senza divampare con la forza spaventosa dell’anno innanzi. Poi ciascuno dava notizie dei parenti e degli amici rifugiati qua e là pel Bosco etneo: la cugina Graziella, che era alla Zafferana, mandava biglietti o ambasciate coi carrettieri quasi tutti i giorni, per sapere come stavano i cugini, e dir loro come stava ella stessa e il marito, e salutarli caramente, e mandar regali di frutta e di vino; la duchessa Radalì-Uzeda, dalla Tardaria, non scriveva, perché il duca, nel trambusto dell’improvvisa scappata, era diventato furioso. La pazzia, nel ramo dei Radalì, era una malattia di famiglia; il duca aveva dato nelle prime smanie tre anni innanzi, alla nascita del suo secondo figlio Giovannino. E la duchessa, fin da quel tempo, vistosi cadere sulle spalle il peso della casa, aveva rinunziato al mondo per tener luogo di padre ai figliuoli. Li voleva bene entrambi, ma le sue preferenze erano pel duchino Michele: non contenta dell’istituzione del maiorasco, lavorava a migliorare le proprietà, faceva una vita di economie e di sacrifizii per lasciarlo ancora più ricco. Ella non dava ombra a nessuno degli Uzeda; la stessa donna Ferdinanda, che si credeva la sola testa forte, l’approvava. Al Belvedere, nonostante il colera, la zitellona s’occupava d’affari, appartandosi con gli uomini che se ne intendevano, parlando di mutui, d’ipoteche, di crediti da poter accordare, di fallimenti da temere; e mentre