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I Vicerè 327

dall’Abate e dal nipote Priore e da tutti quelli del Capitolo, faceva che egli si scagliasse contro di loro, chiamandoli «lerci straccioni,» gridando: «Vadano a fare i locandieri o i bottegai! Si mettano a vender l’olio, il vino e il caciocavallo! A questo son buoni! Per questo mestiere sono nati!...» Udendo dall’altro canto i patriotti cullarsi nella certezza che il governo, in ogni caso, avrebbe pensato a loro, s’evacuava: «il governo vi butterà fuori a pedate e vi porgerà il sedere da baciare! Giuda vendè Cristo, ma n’ebbe almeno trenta denari. A voialtri toccheranno calci nel preterito per giunta!...»

In fondo, all’idea della spartizione dei quattrini, di possedere finalmente qualcosa di suo, era per le economie, pure combattendole. Del resto a San Nicola la spesa era grande non tanto per il valore delle cose acquistate, quanto pel modo regale di sperperare i quattrini, di compensare il più piccolo lavoro, di far godere ai primi venuti il ben di Dio accatastato nei sotterranei del convento. Con un certo ordine, lasciando che i cuochi rubassero un po’ meno di prima, che i Fratelli destinati al governo dei feudi s’arricchissero in un tempo un poco più lungo del consueto, c’era da riporre, ogni anno, una somma che avrebbe fatto la ricchezza di parecchie famiglie. Ma le case regalate ai protetti dei monaci, per esempio, non bisognava toccarle: don Blasco avrebbe voluto veder proprio questo, che avessero tolta la bottega e il quartierino alla Sigaraia! E nè lui nè gli altri volevano rinunziare ai loro diritti: spesato ed alloggiato, ciascun Padre aveva tre rotoli d’olio al mese, una soma di carbone, una salma di vino, tutta roba che andava a finire dalle amiche. Ora i risparmii stavano bene; ma ciascuno pretendeva il suo.

L’Abate, o di buona o di mala voglia, doveva lasciarli fare. Egli del resto chiudeva adesso un occhio, perchè aveva da propiziarseli. Camillo Giulente, compiti vent’anni ed espressa la ferma decisione di pronunziare i voti, era passato al noviziato formale. C’era stato bisogno di una votazione, per questo, e l’opposizione contro