Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/135

Da Wikisource.

129

di voci discordi che cercavano a vicenda di soverchiarsi. Il frate voleva ritrarsi, e stava litigando sulla porta col servo, per ottenere di esser lasciato in qualche canto della casa fin che il pranzo fosse terminato; quando la porta si aperse. Un certo conte Attilio che stava seduto di contro (era un cugino del padrone di casa; ed abbiamo già fatta menzione di lui, senza nominarlo), veduta una testa rasa e una tonaca, e accortosi della intenzione modesta del buon frate, “ehi! ehi!” gridò: “non ci scappi, padre riverito: avanti, avanti.” Don Rodrigo, senza indovinar precisamente il soggetto di quella visita, pure, per non so quale presentimento confuso, ne avrebbe fatto senza. Ma poichè lo spensierato d’Attilio aveva fatta quella gran chiamata, non conveniva a lui di tirarsene indietro; e disse: “venga, padre, venga.” Questi si avanzò, inchinandosi al padrone, e rispondendo ad ambe mani alle salutazioni dei commensali.

L’uomo onesto in faccia al malvagio, piace generalmente (non dico a tutti) immaginarselo colla fronte alta, con lo sguardo sicuro, col petto rilevato, con lo scilinguagnolo bene sciolto. Nel fatto però, per fargli prendere quella attitudine, si richieggono molte circostanze, le quali è ben rado che si riscontrino

T. I. 9