Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/172

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Renzo scambiava i saluti colla famiglia, Tonio riversò la polenta sul tagliere di faggio che stava apparecchiato a riceverla: e parve una picciola luna in un gran cerchio di vapori. Nondimeno le donne dissero cortesemente a Renzo: “volete restar servito?” complimento che il contadino di Lombardia non lascia mai di fare a chi lo trovi a mangiare, quand’anche questi fosse un ricco epulone levatosi allora da tavola, ed egli fosse su l’ultimo boccone.

“Vi ringrazio,” rispose Renzo: “io veniva solamente per dire una parolina a Tonio; e se vuoi, Tonio, per non disturbar le tue donne, noi possiamo andare a desinare all’osteria, e parleremo.” La proposta fu per Tonio tanto gradita quanto meno inaspettata; e le donne non videro mal volentieri che si sottraesse alla polenta un concorrente, e il più formidabile. L’invitato non istette a domandare altro, e partì con Renzo.

Giunti all’osteria del villaggio, seduti a tutto loro agio in una perfetta solitudine giacchè la miseria aveva svezzati tutti i frequentatori di quel luogo di delizie, fatto recare quel poco che si trovava, votato un boccale di vino, Renzo con aria di mistero disse a Tonio: “se tu vuoi farmi un picciolo servigio, io ne voglio fare un grande a te.”