Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/207

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d’essere molto amico dei galantuomini in generale; ma in atto pratico usava molto maggior compiacenza con quelli che avessero riputazione o sembianza di birboni. Era, come ognun vede, un uomo d’un carattere ben singolare.

La cena non fu molto allegra. I due convitati avrebbero voluto assaporarne lentamente il diletto; ma il convitante, preoccupato di ciò che il lettore sa, e infastidito, inquieto anche un po’ del contegno strano di quegli sconosciuti, non vedeva l’ora d’andarsene. Si parlava sottovoce, per rispetto di quelli; ed erano parole tronche e svogliate.

“Che bella cosa,” scappò su un tratto Gervaso, “che Renzo voglia tor moglie e abbia bisogno.....” Renzo gli fece un viso brusco. “Vuoi tu tacere, bestia!” gli disse Tonio, accompagnando il titolo con una gomitata. La conversazione andò languendo fino alla fine. Renzo, osservando una stretta sobrietà, attese a mescere ai due testimonii con discrezione, in modo da dar loro un po’ di baldanza, senza farli andar fuori di cervello. Sparecchiato, pagato lo scotto da colui che aveva fatto men guasto, dovettero tutti e tre passar nuovamente dinanzi a quelle facce, le quali tutte si rivolsero a Renzo, come la