Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/239

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I nostri fuggiaschi camminarono un pezzo di buon trotto, in silenzio, volgendosi or l’uno or l’altro a guardare se nessuno gl’inseguiva, tutti in affanno per la fatica della fuga, pel battimento e per la sospensione patita, pel cruccio della mala riuscita, per l’apprensione confusa del nuovo oscuro pericolo. E vie più in affanno li teneva l’incalzare continuo di quei rintocchi i quali, quanto per l’allontanarsi venivano più fiochi e ottusi, tanto pareva che prendessero non so che di più lugubre e di malauroso. Il martellare cessò finalmente. Queglino allora trovandosi in un campo disabitato, e non sentendo un zitto all’intorno, allentarono il passo; e fu la prima Agnese che, raccolto il fiato, ruppe il silenzio chiedendo a Renzo com’era andata, chiedendo a Menico che fosse quel diavolo in casa. Renzo contò brevemente la sua trista storia; e tutti e tre si volsero al fanciullo, il quale riferì più espressamente l’avviso del padre, e narrò quello ch’egli stesso aveva veduto e rischiato, e che pur troppo confermava l’avviso. Gli ascoltatori compresero più che Menico non avesse saputo dire: a quella rivelazione furon presi da un nuovo brivido, ristettero tutti e tre un momento nel mezzo del cammino, ricambiarono fra loro uno sguardo di spavento;