Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/267

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istruzioni per via, e se ne andò a preparare la lettera di relazione all’amico Cristoforo. — Gran cervellina che è questa signora! pensava tra se in cammino: curiosa davvero! Ma chi la sa pigliare pel suo verso, le fa fare ciò che vuole. Il mio Cristoforo non si aspetterà certamente ch’io l’abbia servito così presto e bene. Quel brav’uomo! non c’è rimedio, bisogna ch’egli si pigli sempre qualche impegno; ma lo fa per bene. Buon per lui questa volta che ha trovato un amico, il quale senza tanto strepito, senza tanto apparato, senza tante faccende ha condotto l’affare a buon porto in un batter d’occhio. Vorrà esser contento quel buon Cristoforo, e s’accorgerà che anche noi qui siamo buoni da qualche cosa. —

La signora che alla presenza d’un provetto cappuccino aveva studiati gli atti e le parole, rimasa poi testa testa con una giovane forese inesperta, non pensava più tanto a contenersi; e i suoi discorsi divennero a poco a poco così stranii, che invece di riferirli, noi crediamo più opportuno di narrare brevemente la storia antecedente di questa infelice, quel tanto cioè che basti a render ragione dell’insolito e del misterioso che abbiamo veduto in lei, e a far comprendere i motivi della sua condotta nei fatti che dovremo raccontare.