Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/293

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“Domani,” rispose con debole voce Gertrude, alla quale pareva ancora di far qualche cosa, pigliando un po’ di tempo.

“Domani,” disse solennemente il principe: ella ha stabilito che si vada domani. “Intanto io vado a chiedere al vicario delle monache che mi dia un giorno per l’esame.” Detto fatto il principe uscì, e andò veramente (che non fu picciola degnazione) dal detto vicario, e ne ebbe promessa pel posdomani.

In tutto il resto di quella giornata, Gertrude non ebbe due minuti di quiete. Avrebbe ella desiderato riposar l’animo da tante commozioni, lasciare, per dir così, chiarificare i suoi pensieri, render conto a sè stessa di ciò che aveva fatto, di ciò che era da farsi, sapere ciò che ella si volesse, rallentare un momento quella macchina che appena avviata, camminava così precipitosamente; ma non ci fu verso. Le occupazioni si succedevano senza interruzione, s’incastravano l’una nell’altra. Dopo quel solenne colloquio ella fu condotta nel gabinetto della principessa per essere quivi, sotto la sua direzione, rivestita, assettata, per mano della sua propria cameriera. Non era ancor terminato di dar l’ultima mano, che venne l’avviso esser servita