Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/295

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tale, s’interruppe tutt’ad un tratto, e volto alla nipote: “ah furbetta!” le disse: “voi date un calcio a tutte queste minchionerie; siete una dritta voi; piantate negli impicci noi poveri mondani, andate a far vita beata, e vi portate in paradiso in carrozza.”

Sull’imbrunire si tornò a casa; e i servi, scendendo in fretta coi doppieri, annunziarono che molte visite stavano aspettando. La voce era corsa; e i parenti e gli amici venivano a fare il loro dovere. Si entrò nella sala della conversazione. La sposina ne fu l’idolo, il trastullo, la vittima. Ognuno la voleva per sè: chi si faceva prometter dolci, chi prometteva visite, chi parlava della madre tale sua parente, chi della madre tal altra sua conoscente, chi lodava il cielo di Monza, chi discorreva con gran sapore del primato che ivi ella avrebbe goduto. Altri che non avevano potuto ancora avvicinarsi a Gertrude così assediata stavano agguatando l’occasione di farsi innanzi, e provavano un certo rimorso fin che non avessero fatto il loro dovere. A poco a poco la brigata si andò dileguando, tutti partirono senza rimorso, e Gertrude rimase sola con la famiglia.

“Finalmente,” disse il principe, “ho avuta la consolazione di vedere la mia figlia