Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/328

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quell’appetitoso che voglia venir qua su a chiarirsi se c’è o non c’è una giovane. Venga, venga quel tanghero, che sarà ben ricevuto. Venga il frate, venga. La vecchia? vada a Bergamo la vecchia. La giustizia? Poh la giustizia! Il podestà non è mica un ragazzo nè un matto. E a Milano? Chi si cura di costoro a Milano? Chi darebbe lor retta? Chi sa che ci sieno? Sono come gente perduta sulla terra, non hanno nè anche un padrone: gente di nessuno. Via, via, niente paura. Come rimarrà Attilio, domattina! Vedrà, vedrà s’io son uomo da ciarla e da vanti. E poi..... se mai nascesse qualche imbroglio..... che so io? qualche nimico che volesse cogliere questa occasione.... anche Attilio saprà consigliarmi: c’è impegnato l’onore di tutto il parentado. Ma il pensiero sul quale si fermava di più, perchè in esso trovava insieme un acquietamento dei dubbii e un pascolo alla passione principale, era il pensiero delle lusinghe, delle promesse ch’egli adoprerebbe ad imbonire Lucia. — Avrà tanta paura di trovarsi qui sola, in mezzo a costoro, a queste facce, che...... il viso più umano qui son io, per bacco.... che dovrà ricorrere a me, piegarsi ella a pregare; e se prega....

Mentre fa questi bei conti, ode un calpestìo,

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