Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/59

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energia, il volto di Renzo divenne così minaccioso, che don Abbondio non potè più nemmeno supporre la possibilità di disobbedire.

“Mi promettete, mi giurate,” diss’egli, “di non parlarne con nessuno, di non dir mai...?”

“Le prometto che faccio uno sproposito, se ella non mi dice subito subito il nome di colui.”

A quel nuovo scongiuro don Abbondio, col volto, e con lo sguardo di chi ha in bocca le tanaglie del cavadenti, articolò: “don....”

“Don?” ripetè Renzo, come per aiutare il paziente a proferire il resto; e stava curvo con l’orecchio chino su la bocca di lui, con le braccia tese e i pugni stretti indietro.

“Don Rodrigo!” proferì in fretta il forzato, affoltando quelle poche sillabe, e radendo le consonanti, parte pel turbamento, parte perchè, rivolgendo pure quella poca attenzione che gli rimaneva libera, a fare una transazione tra le due paure, pareva che volesse sottrarre e fare scomparire la parola, nel punto stesso ch’era costretto a metterla fuori.

“Ah cane!” urlò Renzo. “E come ha fatto? Che cosa le ha detto per....?”

“Come eh? Come?” rispose con voce quasi sdegnosa don Abbondio, il quale dopo un così gran sagrificio, si sentiva in certo modo divenuto