Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/84

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dialetto: e non ci avrà forse alcuno dei nostri lettori milanesi che non si ricordi d’avere inteso nella sua fanciullezza, o i parenti, o il maestro, o qualche amico di casa, o qualche servo, dire di lui: gli è un ciuffo, gli è un ciuffetto.

“In verità, da povero figliuolo,” rispose Renzo, “ch’io non ho mai portato ciuffo in vita mia.”

“Non facciamo niente,” rispose il dottore, scotendo il capo, con un sorriso tra malizioso e impaziente. “Se non avete fede in me, non facciamo niente. Chi dice bugia al dottore, vedete figliuolo, è uno sciocco che dirà la verità al giudice. All’avvocato bisogna contar le cose chiare: a noi tocca poi d’imbrogliarle. Se volete ch’io vi aiuti, bisogna dirmi tutto dall’a alla zeta, col cuore in mano, come al confessore. Dovete nominarmi la persona da cui avete avuto il mandato: sarà naturalmente persona di riguardo; e in questo caso io andrò da lui a fare un atto di dovere. Non gli dirò mica, vedete, ch’io sappia da voi che vi ha mandato egli: fidatevi. Gli dirò che vengo ad implorare la sua protezione per un povero giovane calunniato. E con lui prenderò i concerti opportuni per finir l’affare lodevol-