Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/107

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non vi guardate attorno; fidatevi di chi vi vuol bene: andiamo.” E il convoglio si avviò.

Però, di tante belle parole Renzo non credette niente: nè che il notaio volesse più bene a lui che ai birri, nè che se la pigliasse tanto calda per la sua riputazione, nè che avesse intenzione di aiutarlo; niente: comprese benissimo che il galantuomo, temendo non si presentasse per via qualche buona occasione di scappargli dalle mani, metteva innanzi quei bei motivi, per istornar lui dallo starvi attento e da approfittarne. Di modo che tutte quelle esortazioni non servirono ad altro che a persuader più chiaramente a Renzo ciò che egli s’era già proposto in nube, di far tutto il contrario.

Nessuno conchiuda da ciò che il notaio fosse un furbo inesperto e novizio; perchè s’ingannerebbe. Era un furbo matricolato, dice il nostro storico, il quale sembra essere stato de’ suoi amici: ma in quel momento si trovava coll’animo agitato. A mente riposata, vi so dir io come si sarebbe fatto beffe di chi, per indurre altri a fare una cosa per sè sospetta, fosse andato suggerendogliela ed inculcandogliela caldamente, con quella miserabile mostra di dargli un parere disinteressato